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Comunicati stampa

Mai più estorsioni a danno delle lavoratrici e dei lavoratori.

Oggi con solo 5 voti contrari è stata approvata in prima lettura alla camera una proposta di legge importante che riguarda la dignità e i diritti del lavoro. Abbiamo finalmente l'occasione di dotarci di uno strumento per contrastare la pratica diffusa di corrispondere ai lavoratori una retribuzione inferiore a quanto previsto dalla busta paga.

 

È di ieri la notizia dell'arresto del candidato del Movimento 5 stelle in Sicilia per estorsione perpetrata ai danni dei dipendenti costretti, dietro la minaccia del licenziamento, ad accettare un salario inferiore a quello risultante nelle buste paga formulate regolarmente. E non si può dimenticare la storia di Paola Clemente, bracciante morta di fatica, che fra i vari abusi aveva subito anche quello di avere una busta paga regolare sulla carta a cui corrispondeva, però, una retribuzione molto minore. Solo due esempi di quello che è un fenomeno ancora troppo diffuso nel mondo del lavoro dipendente, molto di più di quello che emerge, perché l'emersione è legata alla denuncia dei singoli, che superano la paura della perdita del lavoro, e alle indagini della magistratura.

 

La legge, che prevede l'obbligo per i datori di lavoro di pagare lo stipendio ai lavoratori tramite strumenti tracciabili, impedirà ogni futuro abuso perché lo preverrà. E potremo farlo aiutati dalla tecnologia che tiene insieme modernità e diritti grazie a trasparenza e a controlli incrociati. Il provvedimento elenca tre metodi: bonifico bancario, pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale, assegno, e dice che la firma sulla busta paga non corrisponde a prova a discarico.

 

Impedire i ricatti alle persone nel mondo del lavoro vuol dire anche favorire e sostenere le imprese sane, danneggiate da una concorrenza sleale di chi guadagna sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.

 

Oggi abbiamo compiuto un primo passo per evitare abusi sulle persone più fragili, molte delle quali sono donne, e per arrestare una prassi vergognosa che rappresenta un grave danno per i lavoratori che, in posizione di debolezza e subalternità, vengono non solo depauperati, ma sono lesi nella loro dignità e nel diritto a una giusta retribuzione, in violazione della Carta Costituzionale.

Altri passi avanti per i diritti della lavoratrici e dei lavoratori erano già stati fatti con la legge contro le dimissioni in bianco, con la legge contro il caporalato, con la scelta del jobs act e di tutti i provvedimenti che favoriscono il rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Ora dobbiamo continuare in questa direzione con determinazione contro la precarietà e le sue nuove frontiere.

 

Si fa strada un’interessante proposta di legge volta ad aiutare le famiglie italiane nella conciliazione di vita lavorativa e personale. Il disegno di legge A.S. 1473: “Delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico” dovrebbe concretizzarsi entro fine anno, per questo è stato ribattezzato Bonus figli Natale, ponendosi come obiettivo il riordino ed il potenziamento delle misure a sostegno dei figli a carico, andando colmare le attuali lacune del sistema di incentivi alla nascita e aiuti alle famiglie.

Bonus figli
Si tratta di un progetto di legge che in realtà è stato presentato nel 2014 ma che solo ad inizio 2017 è stato affidato alla Commissione Finanze del Senato per arrivare poi in discussione al Parlamento. Una delle principali modifiche riguarda la platea di beneficiari, che dovrebbe essere allargata anche a coloro che sono attualmente esclusi ad esempio dal bonus Renzi, come gli incapienti. L’idea è anche di aumentare l’importo degli assegni previsti, ritenuto oggi troppo esiguo.

Attuali misure
Nella relazione del disegno di legge si legge: “La disciplina vigente in materia si presenta oggi assai frammentata e, proprio in ragione della disomogeneità dei benefici riconosciuti, genera disparità di trattamento non più giustificabili. La normativa in vigore non riconosce infatti le detrazioni fiscali a chi ha redditi bassi o nulli, mentre si concedono gli assegni familiari solo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, escludendo i disoccupati e quasi tutte le altre forme di lavoro che oggi riguardano una porzione consistente e crescente degli occupati.

È evidente, pertanto, un problema di mancata equità e universalità delle misure in materia, nonché l’esigenza di tenere conto del profondo cambiamento intervenuto nel tessuto sociale ed economico del Paese nel corso degli ultimi decenni, in particolare nel mercato del lavoro. L’assegno al nucleo familiare è riservato ai dipendenti, ai pensionati e a poche altre categorie di atipici. Esso si conserva durante il trattamento di disoccupazione ma si perde alla sua scadenza. Per le famiglie povere è previsto un sussidio specifico, ma solo a partire dal terzo figlio.

Chi fa la dichiarazione dei redditi può beneficiare delle detrazioni per familiari a carico purché abbia un reddito superiore alla soglia di incapienza; pertanto chi non la supera non ha alcun vantaggio fiscale. Paradossalmente, i nuclei familiari più poveri e fragili sono anche quelli meno aiutati nella copertura dei costi per il mantenimento dei figli”.

Verso un bonus unico
La relazione passa dunque a descrivere le finalità della proposta di legge:

“Il disegno di legge è volto a superare la situazione descritta, attribuendo un’unica misura generalizzata di beneficio per i minori a carico, sostitutiva di tutte le agevolazioni finora riconosciute. Fra queste, fatto salvo il mantenimento in vigore delle misure e degli importi per il coniuge e gli altri familiari a carico, si prevede l’abolizione:

– dell’assegno al nucleo familiare di cui al decreto-legge 13 marzo 1988, n. 69;
– dell’assegno familiare di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955 n. 797;
– delle detrazioni fiscali per minori a carico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;
– dell’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, di cui alla legge 23 dicembre 1998, n. 448.

Fra i criteri della delega è previsto comunque il mantenimento delle misure complementari a favore dei minori a carico, solo in quanto destinate a specifici bisogni, attività o destinatari”.

Alla lettera h) dell’Art. 1 del disegno di legge si legge che l’applicazione del beneficio spetterebbe fino a una soglia di reddito ISEE del nucleo familiare pari a 50.000 euro annui, nel caso di nucleo familiare composto dai genitori e un figlio a carico. Viene inoltre previsto che al di sopra di tale soglia si applichi una progressiva riduzione del beneficio, per scaglioni successivi, fino all’azzeramento quando il nucleo familiare raggiunge la soglia di reddito ISEE pari a 70.000 euro annui.

Ai predetti fini, si considera componente del nucleo familiare anche il convivente stabile che risulta coabitante, anche se con residenza anagrafica diversa. Le soglie ISEE vengono innalzate di euro 5.000 annui per ogni ulteriore figlio a carico e si prevede un aggiornamento annuale automatico al tasso di inflazione delle soglie di reddito ISEE di cui alla lettera h).

Per gli incapienti è previsto un riconoscimento in denaro del beneficio.

Fonte: Senato.it.